Giudicato endoconcorsuale ed onere della prova

Con sentenza n. 2202/2025, il Tribunale di Roma ha affermato rilevanti principi in materia concorsuale.

In particolare, nella controversia instaurata dal Fallimento di una società appaltatrice nei riguardi della committente, al fine di conseguire il pagamento delle fatture relative ai SAL a finire e lo svincolo delle ritenute in garanzia, è stato affermato:
(i) che gli accertamenti contenuti nel provvedimento che ha definito il giudizio di opposizione allo stato passivo “producono effetto soltanto ai fini del concorso, con il corollario che tale provvedimento sia ontologicamente inidoneo al giudicato, nonché ad assumere qualsivoglia efficacia in altra controversia tra le stesse parti”;
(ii) che il “il curatore fallimentare che agisca giudizialmente per ottenere il pagamento di una somma già dovuta al fallito esercita un’azione rinvenuta nel patrimonio di quest’ultimo, collocandosi nella sua medesima posizione, sostanziale e processuale, sicché il terzo convenuto in giudizio dal curatore può opporgli tutte le eccezioni che avrebbe potuto opporre all’imprenditore fallito, comprese le prove documentali e senza i limiti di cui all’art. 2704 c.c.”;
(iii) che “l’art. 2704 non contiene una elencazione tassativa dei fatti in base ai quali la data di una scrittura privata non autentica deve ritenersi certa rispetto ai terzi, e lascia al giudice di merito la valutazione, caso per caso, della sussistenza di un fatto, diverso dalla registrazione, idoneo, secondo l’allegazione della parte, a dimostrare la data certa”.
Svolte tali condivisibili considerazioni, ribaltando l’esito del giudizio di opposizione allo stato passivo (in quanto motivatamente ritenuto non pregiudicante) e superando le tesi della procedura fallimentare, il Tribunale di Roma, in integrale adesione alle argomentazioni svolte dallo Studio, ha accolto l’eccezione di inadempimento spiegata dalla committente e rigettato le domande, milionarie, proposte dal fallimento.